Cesario, dopo aver condotto il lettore del primo volume lungo il percorso che va dalla conversione alla confessione, lo introduce ora, passo, passo, nel Buon Combattimento quotidiano contro il male che viene dall’interno e dall’esterno di noi.
Quasi un manuale di istruzioni, un vademecum da regalare a noi stessi e a quanti ci sono compagni di viaggio.
La traduzione è del prof. Pietro Gelmi e la corposa introduzione di sr. Maria Francesca Righi, del monastero cistercense di Valserena. Il libro è corredato da preziose note storiche, e da immagini che vogliono ricostruire il mondo di Cesario.
Dall’Introduzione
Dopo la conversione, la contrizione e la confessione il percorso di Cesario porta allo studio della tentazione. A questo punto la persona si trova ad affrontare l’esperienza della difficoltà, del contrasto della lotta. Per l’impianto morale classico era un passaggio semplicissimo da comprendere, per l’impianto moderno diventa qualcosa di difficilmente inquadrabile.
Papa Francesco ha affrontato il tema nelle catechesi sui vizi e virtù, argomento classico e per noi oggi di difficile comprensione. Ma è sempre attuale la domanda di Agostino: Da dove viene il Male? Cesario risponde: dalle nostre passioni e dall’azione dei demoni.
La nostra cultura razionale e tecnica tende a relegare il tema del Demonio o nel passato o nell’immaginario collettivo, o ancor più nelle manifestazioni di disturbi psichici. In realtà l’estromissione di questa realtà che il Catechismo della Chiesa cattolica ben presenta, segna una grossa perdita nella nostra capacità di discernimento
Di fronte all’esperienza del Male della sofferenza e della morte esistono tre tentazioni opposte: attribuire tutto a Dio con l’indice puntato (se Dio esiste …), attribuire tutto al Diavolo in una specie di superstizione magica che non tiene conto dell’insieme del dato di fede, o più semplicemente eliminare il tema censurandolo (…)
Cesario non censura ma racconta da educatore che legge la vita come un insegnamento. I suoi racconti, apparentemente ingenui, sono allora una piccola scuola di discernimento per docenti e studenti alla scuola del servizio del Signore, non solo per il XII sec., ma anche per il nostro terzo millennio (…)
E infine che cosa dà la vittoria sul combattimento quotidiano contro il male che viene da dentro di noi e dal di fuori? Nessun perfezionismo moralistico, ma una virtù dimenticata: la semplicità, essere ritornati alla semplicità della persona umana così come Dio l’ha creata, nella sua originaria unità, bellezza e innocenza.
Nel secolo scorso è stato uno dei più grandi teologi a riprendere questo tema della semplicità come dello sguardo che sa come tenere insieme tutti gli aspetti del vero del bene del bello, Von Balthasar in Con occhi semplici. Egli dice nella prefazione al suo libro:
Torniamo all’unità, dunque. Per prima cosa mostreremo che una tale unità sussiste tra pensiero cristiano e vita cristiana, teologia e spiritualità. (…) Poi mostreremo come all’interno della teologia, (…) è l’unità del dogma a governare e giudicare tutte le suddivisioni. Poi considereremo la disgraziata molteplicità delle chiese (…), e cercheremo il che apra una possibilità di ritorno a quelli che si sono smarriti, che hanno vissuto allontanandosi sempre più gli uni dagli altri, che si sono inoltrati troppo sui rami periferici. Per finire torneremo brevemente a noi, chiedendoci dove sta la semplicità della nostra personale esistenza.[1]
Md. Maria Francesca Righi
[1] Hans Urs Von Balthasar, Con occhi semplici: verso una nuova coscienza cristiana, Ed. Herder – Morcelliana, Roma, 1970.
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